04/06/07

Alberto Cappi, LA BONTÀ ANIMALE


[Mapping the sacred. Animal goodness from a nativity scene on St Peter's Square in Rome. Foto di Marzia Poerio]















Dopo le brevi prose di commenti poetici di ARNIA, Alberto Cappi ci consegna un altro libro piccolo, chicca per palati raffinati e amanti della poesia autentica. Che la poesia sia un dono, questo lo sappiamo, ma se questa verità si concretizza senza nessuna metafora in un libro come LA BONTÀ ANIMALE (Faenza, Quaderni del Circolo degli artisti, 2006), allora il dono è doppio, assume la molteplicità dei riflessi di uno specchio. E non solo perché il libro non è in vendita e viene donato agli amici. Ma anche e soprattutto perché il tema del dono sembra pervadere sotterraneamente tutta la sua poetica:

"l'acqua che bussa all'uscio del buio
la chiara acqua del suono la
pietra angolare della monotonia un
oracolare tono la bocca il dono"

(Da OSSI DI CASUARIO)

Prima di tutto il suo formato ne fa un livre de chevet, da assaporarne qualche pagina, notte dopo notte (se fosse al lume di candela o sotto i raggi lunari, le condizioni di lettura sarebbero ottimali). Ma chi arriverà all'ultima pagina del libro dispiacerà di averlo finito e quindi ricomincerà a leggerlo da capo. E mentre legge poesie come queste - che non si danno arie come bellissime miniature che mi ricordano le incisioni su fogli d'argento di Luca di Leyda - il suo sguardo si porta da destra a sinistra e viceversa alternando la lettura dei versi a quella dei disegni in bianconero a tutta pagina di Pietro Lentini - disegni illuminati e mossi da luce propria, ma che accrescono la magica raffinatezza del libro. Mentre l'editoria merciaiuola esibisce testi in cui latita l'anima della poesia, c'è chi, come Cappi, si inventa un libro così, cura la irripetibile collana del Circolo degli artisti, che tutti gli invidiano.

LA BONTÀ ANIMALE si scandisce in sequenze brevissime - dal titolo fascinoso come ACCENSIONI NELLA NEVE, LE RADICI DELL"OROLOGIO, LE COPIE DELLA LUNA, OSSI DI CASUARIO, LO SQUITTIO DELLA SCIMMIA, senza contare le poesie d'apertura, dedicate agli amici, tra cui qualcuno ormai assente, e in chiusura la dedica implicita alla moglie (IL PRESEPE DI RAFFAELLA) tese a completare il cerchio amoroso degli affetti.
Di alcune NARRAZIONI mi piace, ad esempio, citarne almeno una:

"La vela del sogno la vela della
lumaca che è bava e seta
e gli ori dell'arcobaleno o dove
arriviamo ad essere e che capire
come districarsi dalla rete del
sentimento dalla radice del morire".

Una sequenza di endecasillabi, un ottonario esplicativo e un tridecasillabo finale (il 13 è, nel tarocco, la carta della morte). Narrazioni bisbigliate che a volte danno il brivido. Come ancora questa:

"Nel sacco del dolore nel calco
del sorriso in fotocopia o
clown e clone le ore
senza destino un belato
di non nato in movimento
d'interrato senza tempo"

(Da LE COPIE DELLA LUNA).

Oppure le quattro splendide poesie de LO SQUITTIO DELLA SCIMMIA, per citarne solo una:

"tip tap topolino e tappo
al fuoruscire dell'idea
siano tetto all'immaginare
le rare ire dell'appetito
un tipo ilare e senza mito
alcuno un rito in senescenza".

E poi torna il leit-motiv del dono. La natura innocente dell'animale che ancora persiste, seppure nascosta, in quella dell'animo umano dove il dono, il puro dono è poesia dell'infanzia, ma infanzia liberata dalle illusioni.

"i miei magi, piccoli, claudicanti, infantili
tratti, sottratti, distratti alle loro sorti,
condotti per mano in arsure d'erranza,
i miei tre magi regali liberati nel
carcere d'infanzia,via via a risalire
oltre le ire dell'uomo verso il dono il dono"

(Da IL PRESEPE DI RAFFAELLA).

Tutto nella poesia di Cappi è evocativo e stregante: il verso è sigillo misterioso, che segna un poeta dalla inconfondibile cifra: la sua impeccabile techné minimale si coniuga col soffio "naturale" che "ditta dentro" e il lettore ne è come cullato e irretito.


[Lucetta Frisa]