03/01/10

Cristina Cona, PIERRE DANINOS, OVVERO: COME SI PUÒ ESSERE FRANCESI?

Pierre Daninos, giornalista e scrittore (1913-2005), è passato alla storia soprattutto come autore di uno dei più grossi successi editoriali degli anni Cinquanta, LES CARNETS DU MAJOR W. MARMADUKE THOMPSON (noto anche, più semplicemente, come LES CARNETS DU MAJOR THOMPSON). Concepito inizialmente come una serie di articoli umoristici pubblicati sul “Figaro” a partire dal 1954, il libro si presentava come la traduzione del diario di un ufficiale britannico in pensione, incarnazione vivente di quello che all’epoca veniva considerato come l’inglese “tipico” con tanto di bombetta e copia del “Times” sotto il braccio, che, sposato con una francese e residente in Francia, raccontava le sue esperienze e metteva a confronto le usanze sociali, culturali e linguistiche del suo paese d’origine e di quello d’adozione. Visto il favore incontrato presso i lettori del quotidiano, Daninos raccolse gli articoli in un volume che diventò un autentico best-seller (un milione e duecentomila copie vendute, di cui trecentpomila nell’edizione tascabile) e venne tradotto in una trentina di lingue (in italiano da Camilla Cederna). La versione in lingua inglese (MAJOR THOMPSON LIVES IN FRANCE AND DISCOVERS THE FRENCH) apparve in Gran Bretagna nel 1955, e nello stesso anno il regista americano Preston Sturges portò il libro sugli schermi; il film, che la critica è concorde nel giudicare un vero disastro, uscì negli Stati Uniti con l’infelice titolo THE FRENCH, THEY ARE A FUNNY RACE. Sulla scia della fortuna incontrata dai CARNETS, Daninos scrisse altri tre libri sullo stesso tema: l’ultimo, nel 2000, LES DERNIERS CARNETS DU MAJOR THOMPSON.

In un’intervista rilasciata al “Daily Mail” Daninos dichiarò di essersi ispirato, per creare il maggiore Thompson, alla figura di un ufficiale dell’esercito britannico da lui incontrato a Dunkerque nel 1939 (“mi ha aiutato a vedere in modo diverso la Francia e i francesi, e mi ha permesso di scrivere cose che non avrei mai immaginato senza di lui”) e di essersi in seguito sforzato di vivere nel suo paese come se fosse stato un visitatore d’Oltremanica, immedesimandosi nelle reazioni di quest’ultimo al punto di chiedersi come avrebbe reagito leggendo le scritte negli ascensori.

È stato osservato che l’idea di raffrontare i costumi e le idiosincrasie caratteristici dei due paesi non era stata una trovata originale di Daninos: ci aveva già pensato André Maurois con LES SILENCES DU COLONEL BRAMBLE, uscito poco dopo la prima guerra mondiale, e a ben vedere il servirsi del « regard étranger » per mettere a nudo i difetti della propria società si inserisce, in Francia, in una tradizione che risale addirittura alle LETTRES PERSANES di Montesquieu. La satira dei CARNETS (che si situa ovviamente a tutt’altro livello filosofico) è amabile e garbata piuttosto che sovversiva e graffiante: sembra anzi che l’autore avesse optato per l’espediente della falsa traduzione proprio per criticare certi aspetti del comportamento e della mentalità nazionale (di fatto ad essere presi in giro nei CARNETS sono i francesi molto più che gli inglesi) senza troppo urtare la suscettibilità dei suoi compatrioti.

Per rendere più convincente la finzione, Daninos si servì di numerose note con le quali il “traduttore” interveniva nel testo a spiegare il perché di certe scelte linguistiche o dire la sua in merito all’intraducibilità di determinati termini inglesi: queste digressioni gli offrivano inoltre lo spunto per altre punzecchiature. Sin dal titolo del capitolo iniziale (MAY I INTRODUCE MYSELF ?) il lettore è rinviato a fine pagina, dove si svolge una discussione, vivace ma inconcludente, fra autore e traduttore sul modo più adeguato di rendere in francese questa espressione. La dimensione linguistica della contrapposizione fra i due paesi viene così sottolineata sin dall’inizio.

La presunta traduzione era in effetti congegnata con notevole astuzia, e molto rapidamente il maggiore Thompson assunse agli occhi del pubblico la consistenza di un personaggio in carne ed ossa. E va detto che ci cascarono proprio in tanti. Sin dalla prima pubblicazione dei CARNETS Daninos ricevette una telefonata da un servizio della Radio Diffusion Française che gli chiese dove ci si poteva mettere in contatto con il maggiore per una trasmissione sugli “étrangers célèbres”. Istruttive poi le reazioni dei lettori, molti dei quali gli scrissero per domandargli presso quale editore era apparso il testo originale. Uno di essi così spiegò il suo desiderio di risalire alle fonti: “[…] ce n’est pas que la traduction ne me plaise pas, mais quel que soit le talent d’un traducteur, un texte perd toujours un peu de son sel lorsqu’il est traduit”. Altri invece reagirono male a quello che consideravano il tradimento perpetrato da Daninos nel farsi complice di una satira diretta « contro » la Francia: come la signora indignata che gli scrisse: “Vous avez dû être payé grassement par l’Angleterre pour accepter de faire une telle traduction”. Perfino l’ambasciatore britannico credette che Thompson esistette davvero e pregò Daninos di trasmettergli le sue felicitazioni.

La popolarità acquisita dal personaggio, non solo in Francia, ma anche in molti altri paesi, contribuì a perpetuare un po’ ovunque una visione stereotipata del carattere (e, ancor più, dell’abbigliamento “classico”) inglese che in certi casi sopravvisse ben al di là degli anni Sessanta, quando nuovi fenomeni come i Beatles e la “swinging London” resero del tutto obsoleti certi clichés. A leggerlo oggi, a cinquant’anni di distanza, questo ritratto di un’Inghilterra dai costumi praticamente invariati rispetto al periodo vittoriano, estremamente rispettabile, compassata ed introversa “En Angleterre, l’art de la conversation consiste à savoir se taire”) sembra un po’ la descrizione di un altro pianeta.

In Gran Bretagna comunque non se la sono presa a male, anzi, sono stati al gioco: nella traduzione inglese delle avventure di Tintin i due investigatori Dupond e Dupont, in baffi e bombetta, sono diventati Thomson e Thompson.


FONTI:

H.R. Boulan, INTRODUZIONE A PIERRE DANINOS, LES CARNETS DU MAJOR W. MARMADUKE THOMPSON, Groningen/Jakarta, J.B. Wolters, 1957

R. Bolton, OBITUARY: PIERRE DANINOS, “The Guardian”, 13-1-2005

J. Kirkup, OBITUARY: PIERRE DANINOS, “The Independent”, 11-1-2005