17/12/13

Michel Serres, NON È UN MONDO PER VECCHI

Sottotitolo: Perché i ragazzi rivoluzionano il sapere. Ed. francese 2012. Torino, Bollati Boringhieri, 2013.


La mutazione antropologica di cui parlava Pasolini pare avvenuta nel periodo che intercorre tra gli anni Settanta del ventesimo secolo e questo spezzone di ventunesimo secolo: un periodo in cui, secondo le risultanze di Serres, basate sull’osservazione di fenomeni a noi tutti vicini, “è nato un nuovo umano” (p. 14), la persona oggi giovane che, nelle società avanzate tecnologicamente e industrialmente, è separato dalla natura, per lo meno intesa come attività agricola (l’1% degli occupati in questo settore in Francia); ha tassi di mortalità superiori a ogni generazione precedente; vive uno spazio e un tempo diversi dal passato.

Lo spazio è caratterizzato dalla vicinanza derivante dalla comunicazione elettronica, che influenza anche la percezione più rapida del tempo, coadiuvata dall’industria dei mass media che propone immagini rimbalzanti dagli schermi alle pupille per pochi secondi.

I livelli di concentrazione dei giovani sono altri da quelli di chi li ha preceduti.

L’influsso del virtuale è anche biologico, dato che il cervello percepisce in modalità nuove, assuefacendosi.

Il sapere e la sua trasmissione si sono a loro volta ampiamente modificati: “Con l’accesso alle persone, tramite il cellulare, con l’accesso a ogni luogo, tramite il GPS, l’accesso al sapere è ormai avvenuto, in un certo senso esso è sempre e ovunque già trasmesso” (p. 19).

Ciò si ripercuote sull’atteggiamento nei confronti dell’istruzione: se i giovani trovano informazioni con facilità in rete, non c’è da stupirsi se in molti casi l’autorità degli educatori si dissipa.

Un altro elemento è la simultaneità caotica delle informazioni, che pervengono tutte insieme su tanti argomenti diversi e senza un ordine di priorità quale poteva essere quello delle biblioteche.



[Roberto Bertoni]