27/02/14

Angelo D’Urso, RENZI: LA POLITICA POSTMODERNA DEL TURBOCAPITALISMO


Micromega, 1, 2014


Tra gli elementi che caratterizzano la ristrutturazione della politica e delle sue modalità nella società contemporanea, occorre evidenziare, tra i fenomeni di fase, diciamo dagli anni Novanta in poi, almeno in Italia, la postdemocrazia (secondo la tesi di Crouch su cui siamo intervenuti recensendo Ferrajoli) [1], il populismo, i meccanismi massmediatici; e, tra le caratteristiche perenni della costituzione e dell’uso del potere, le machiavellerie, ancora più pronunciate in una tarda modernità invasa dal prevalere del tradimento come tecnica di gestione dei rapporti umani [2]. Matteo Renzi ha dimostrato padronanza di tutti questi aspetti.

Partendo dalle premesse sopra enunciate, e venendo al saggio di D’Urso, ci siamo trovati a concordare pienamente con la sua analisi.

D’Urso nota in Renzi il narcisismo: “il desiderio di successo, la brama di potere”, che ne fanno “il nuovo eroe del postmoderno nella politica italiana”, il quale,

“come Berlusconi, non cela le proprie ambizioni. Anzi le ostenta e cerca di nobilitarle. Come Berlusconi, fa strame delle regole, e come Berlusconi non si pone neppure il problema della coerenza. Lui è smart, lui è fast, lui è ggggiovane; lo differenzia dal cavaliere l’età, ma non il piglio: alla giovinezza biologica dell’uno corrisponde il giovanilismo dei trucchi e belletti e riporti del secondo. Entrambi si propongono come alternativa alla politica ‘vecchia’, che viene identificata precisamente nel rispetto delle regole.

D’Urso dà conto della liquidazione degli avversari: “Abbiamo […] visto la sua arrogante presa di potere, nella prima Direzione del partito, in un tripudio di ‘io, io, io’…, con la totale emarginazione della minoranza rappresentata dai due contendenti”.

Rileva il mutamento delle ideologie del PD: con Veltroni “il partito era a metà della strada verso l’adesione completa al liberismo sfrenato, alle sue culture, e persino al suo stile; ora con Renzi, possiamo dire che la riva opposta del fiume è raggiunta. La trasformazione è compiuta: irrevocabilmente”.

Individua, nell’agire di Renzi, un sottofondo autoritario, “tutto al di fuori del Parlamento”.

Qual è lo scopo? Si muove

“verso quale meta, poi? Personalmente un’ipotesi ce l’avrei: verso la distruzione dello Stato sociale, la cancellazione di ciò che rimane 'pubblico' (che non vuol dire, naturalmente, 'statale', ma che appartiene alla collettività, patrimonio della cittadinanza, non di gruppi di speculatori): nell’economia, nell’istruzione, nei trasporti, nelle telecomunicazioni, nei beni culturali, nella sanità, e così via”.

Riflesso, diremmo, delle nuove manifestazioni del capitalismo e interprete vincente dell’Italia già danneggiata dal ventennio precedente.


[Roberto Bertoni]


[2] Come sostiene Gabriella Turnaturi, cfr. “Carte allineate”, 9-9-2007.