09/12/17

Jean-Christophe Rufin, GLOBALIA

["The already globalized city" (Paris 2017). Foto Rb]


Jean-Christophe Rufin, Globalia. Originale francese 2004. Trad. A. Bracci Testasecca. Roma, E/O 2016 (ed. Kindle)


Il romanzo immagina una futura democrazia mondiale a sfondo utopico che, tramite un’élite al potere, governa con tolleranza e garantendo consumi elevati, consenso nato da parziale occultamento dei fatti sgradevoli, la parte sviluppata del mondo, un “arcipelago” di zone protette da cupole trasparenti e isolate dalle “non zone” in cui sono relegate “tribù” di oppositori e popolazioni rimaste escluse dal benessere. Si ha così un’allegoria dell’attuale sistema di potere consumista evoluto e del potere che integra anche le sacche di possibile ribellione, controllando col consumo più che con la mano pesante all’interno ed escludendo i diseredati.

L’intreccio si articola attorno al tentativo di inviare all’esterno un autentico oppositore, col compito segreto, a lui ignoto di stanare in realtà l’opposizione interna, come in effetti avviene nel finale.

Le caratteristiche di Globalia vengono fornite gradualmente e comprendono fattori sociali come il raggiungimento di età estremamente avanzate tramite il progresso medico-tecnologico; una formula politica basata su “libertà, sicurezza, prosperità”; una “democrazia ideale” in cui “ognuno ha la libertà delle proprie azioni”; la “libertà di espressione […] totale”, in cui, “tuttavia, ben pochi si discostavano dalle opinioni convenute”; il controllo della popolazione affidato a un’istituzione definita (ipocritamente) “Protezione Sociale”; l’abolizione delle guerre intra-nazionali per mezzo dell’abolizione del concetto stesso di nazione; la protezione delle vita animale e vegetale oltre che di quella degli esseri umani; ma anche l’invenzione del nemico terrorista e una lingua impoverita denominata “englobal” (questi ultimi due elementi, distopici, relazionabili a 1984 di Orwell).


[Roberto Bertoni]