01/01/18

Isabel Allende, L’AMANTE GIAPPONESE

[Los amantes (Collezione privata 2017). Foto Rb]


Isabel Allende, L'amante giapponese. I edizione in lingua spagnola 2015. Traduzione italiana di E. Liverani, Milano, Feltrinelli, 2015

Al momento in cui inizia la narrazione, che ha molti momenti retrospettivi, Alma Belasco è un’anziana che vive in una casa di riposo confortevole, democratica e compassionevole in California.  Di origine ebraica e persi i genitori da bambina nei campi nazisti in Polonia, il ramo statunitense della famiglia riesce a portarla in America, dove cresce a casa dello zio miliardario, scoprendo col tempo una passione per il design e creandosi una fama nel campo della moda. Ottantenne, ha rinunciato a quasi tutto, portandosi appresso, nellalloggio per la terza età, solo l’essenziale, con atteggiamento in parte Zen, suggerito da elementi relativi alla rinuncia buddhista nel testo, ma soprattutto determinato dalla biografia sentimentale: si è ritirata dalla vita pubblica in seguito alla morte del suo amante segreto di una vita, il giapponese Ichimei, anch’egli reduce da un’esperienza traumatizzante di internamento nei campi in cui vennero chiusi i giapponesi durante la seconda guerra mondiale, quindi divenuto giardiniere dei Belasco. La storia d’amore di Alma e Ichimei giovani si era conclusa con un aborto spontaneo di lei dopo che aveva deciso di avere uninterruzione di gravidanza volontaria, interrotta dalla generosità del cugino, che, affezionato con candore fin dall’infanzia ad Alma, decide di sposarla e con la quale avrà un figlio, ma si scoprirà parecchie pagine dopo che la sua tendenza sessuale dominante è omosessuale. Ichimei non saprà mai della perdita del figlio concepito con Alma, che lo lascia con un pretesto, ma in realtà è perché non aveva avuto lenergia, allora, di rinunciare ai benefici della posizione di classe privilegiata. Ichimei si ricostruisce una vita con una moglie nipponico-statunitense e una vita serena, ma a un certo punto della vita Alma e Ichimei riprendono la relazione segreta. Arrivando nella contemporaneità, questa storia di ferite interiori, emigrazione, difficile integrazione sociale di Ichimei ed egoismo di Alma, a dispetto dei sentimenti reciproci, si intreccia con quella di Irina, impiegata moldava presso la clinica in cui risiede Alma, anch’ella con un trauma alle spalle (era stata costretta dal patrigno a produrre immagini pornografiche quando era ancora adolescente, dal che, dopo la denuncia dell’uomo, la vita personale segregata, protetta dalla polizia sotto nuova identità). Irina viene infine curata sentimentalmente dall’affetto ricambiato del nipote di Alma che, pur rampollo viziato della grande famiglia, è in grado di manifestare altruismo.

Alla luce di questo sommario parziale, non stupirà che Allende definisca il romanzo “una historia de amor, romance, memoria, vejez, inmigración, dolor y muerte” [1].

Interessante anche il fatto che, a differenza delle sue critiche al conservatorismo americano, compreso quello di Trump [2], la California da lei descritta abbia caratteri di apertura mentale liberaleggiante verso il diverso e di ecologismo, nonché di spiritualismo da era dell’Acquario.

La California è un territorio geografico e sociale che Allende conosce bene, dato che vi risiede, dichiarando, per esempio: “Vivo en Spanglish. Trabajo en inglés, pero escribo, sueño, converso con mi familia y me enojo en español. Además, en California la mitad de la población es hispana o habla el idioma” [3].

Come sia stato ideato il romanzo lo spiega ancora una volta l’autrice, sostenendo che El amante japonés

“[...] es una historia totalmente americana. Y también de inmigrantes, porque eso es los que es Estados Unidos y lo que ha sido siempre. La verdad es que caminaba por Nueva York con una amiga y me empezó a contar la historia de su madre, que había tenido  un jardinero japonés, con el cual mantuvo una amistad de más de cuarenta años. Pensé: ‘Tendrían que haber sido amantes’, a pesar de que eso no se dijo ni estaba admitido. Esa fue la semilla de la historia. Me puse a investigar. Y se fue revelando el tema de los campos de concentración en Estados Unidos donde fueron llevados los japoneses que vivían en el país durante la guerra y perdieron todo lo que tenían. Se los llamó ‘campos de internamiento’.  Poca  gente sabe de esa historia” [4].

Ci ha colpito l’abilità strutturale, con trasposizioni temporali costanti e i segreti di ciascun personaggio rivelati solo verso il finale, nonché la variazione di registro tra lettere e storia raccontata in terza persona.

Ci ha un po’ sorpreso che, per convalidare l’eternità e il cosmopolitismo dell’amore, Allende abbia adottato, con connotazioni positive, un personaggio che, malgrado l’affetto per l’amante nipponico, gli nega un figlio in nome del successo e del lusso. Vero che ciò provoca tormento spirituale, ma non si direbbe vero e proprio rimorso o pentimento...

In positivo, socialmente, notiamo soprattutto l’empatia verso chi è sopravvissuto alle guerre, ha sofferto per loro causa, ha subito un processo di sradicamento dal paese natale e di radicamento altrove.


[Roberto Bertoni]


[1] Entrevista con Isabel Allende, escritora”, El País, 4-6-2015.

[2] “Isabel Allende: "'Trump es muy peligroso' y podría llevar a la guerra a EE.UU.”, EFE, 12-10-2017.

[3] “Entrevista…”, cit..